LELIA CAETANI IN MOSTRA A PARIGI
Lelia Caetani, ultima discendente, senza eredi, di una tra le più antiche e potenti famiglie romane, i duchi di Sermoneta, feudatari di vastissimi territori nel Sud del Lazio fin dall’inizio del primo millennio, in realtà era nata a Parigi e vissuta lungamente a Versailles, assieme alla madre Marguerite. Fondatrice quest’ultima della rivista letteraria Commerce (1924-1932) e animatrice nella capitale francese di un elitario circolo di artisti, letterati e pittori (Claudel, Aragon, Breton, Ungaretti, Faulkner, Virginia Woolf, James Joyce, Paul Valery, T. S. Eliot, ecc.). In tale contesto, anche cosmopolita, Lelia affina i suoi interessi, sostanzialmente riconducibili all’amore per la pittura e, a seguito di Marguerite iniziatrice del laziale giardino di Ninfa, vero gioiello botanico, alla passione per la natura, le piante, i fiori, i paesaggi addomesticati. E non è casuale infatti se nelle biografie di Lelia, come pure nelle mostre postume delle sue pitture, spesso la si definisce appunto, sinteticamente, “pittrice e giardiniera”. Sinteticamente ma correttamente, giacché, è documentato, i suoi apporti allo sviluppo di Ninfa si fondavano principalmente su una sensibilità coloristica, cioè pittorica. E viceversa, il colore dei suoi dipinti, la giustapposizione dei toni e delle sfumature, assumevano quelli della natura nelle sua varie fasi: il grigio dell’inverno, l’esplosione coloristica delle stagioni fiorite, i mezzi toni dell’autunno.
Per limitarsi qui alla sola attività di Lelia pittrice, esercitata con costanza lungo tutta la vita, si deve accennare al pericolo che, a posteriori, le opinioni sul suo pennellare possano essere viziate da una sorta di pregiudizio, soprattutto a causa del contesto in cui si origina l’azione. Così da giudicare la pittrice Caetani piuttosto come una gentildonna svagata, forse persino annoiata, che inganna il tempo spremendo tubetti di colore. Pregiudizio in realtà facilmente smentito (ma ancora oggi in agguato) dalle tante mostre, peraltro in luoghi significativi, dove – in passato come in tempi più recenti – le opere di Lelia sono state sottoposte, come si usa dire, al giudizio del pubblico e della critica. Spesso entrambi favorevoli. D’altronde è proprio per essere al centro di una reta di intellettualità cosmopolita e dunque in rapporto diretto con artisti noti, come ad esempio Balthus e Derain, dei quali esistono suoi ritratti, e soprattutto Vuillard, che l’impegno intellettuale di Lelia si traduce in un apporto di novità, freschezza e originale contributo al mondo pittorico del suo tempo. Quello che passa sotto il termine generico ma efficace di Ecole de Paris. E’ su queste basi e considerazioni che anche la critica contemporanea si è accostata al lavoro della Caetani pittrice cogliendone tutti gli aspetti innovativi, soprattutto quelli derivanti da un linguaggio di freschezza e apparente ingenuità. Per Lelia elementi costitutivi e imprescindibili della lettura del suo mondo, interno ed esterno, e dunque frutto di un ragionamento che, una volta fissato sulla tela, diventa inevitabilmente stile.
Occasione per una nuova riscoperta dell’artista sarà la mostra monografica organizzata dalla Galleria Carlo Virgilio & C. in collaborazione con Maurizio Nobile nella sede parigina della galleria (45, Rue de Penthièvre), a partire dall’8 settembre 2016. I venti dipinti in esposizione, tra i quali sono vedute di Parigi, Londra, New York, Venezia, Roma e Ninfa, saranno accompagnati dal catalogo scientifico pubblicato per cura di Matteo Lafranconi, noto storico dell’arte responsabile delle attività culturali Scuderie del Quirinale e Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Parigi, settembre 2016