Camillo Hindard Barany : personaggio dimenticato
A Lodi, in Piazza Medaglia d’oro, ai piedi dell’imponente monumento alla libertà e alla resistenza, un piccolo cippo , ricorda i lodigiani insigniti della Medaglia d’oro al Valor Militare. Un momumento che, nel caos cittadino e nei rumori della città sempre indaffarata sfugge ai più distratti dalle leggittime problematiche ci scordiamo che i nomi che sono li iscritti hanno combattutto per un ideale e forse conoscere meglio la loro vicenda umana sarebbe da monito alle giovani generazioni. Tra i tanti nomi di illustri lodigiani, sicuramente spicca quella di Camillo Hindard Barany. Scorrendo il suo stato di servizio militare si rimane impressionanti, ecco, e non sono tutte, alcune delle medaglie ricevute: Medaglia della rivoluzione messicana 1909, Medaglia delle Argonne 1914 Medaglia della battaglia di Verdun 1915, Medaglia di Bronzo V. M. 1915/18,Medaglia d’Argento V. M. 1915/18, Croce di Guerra al Merito 1915/18, Croce di Guerra Interalleata 1915/18Medaglia Legionario Fiumano 1919, Medaglia Volontario Libico 1925, Medaglia d’Oro guerra d’Africa 1935 Tanto ardimento probabilmente lo aveva preso dal nonno, il quale faceva parte di quella Legione Ungherese , che agli ordini di uomini del calibro di István Türr , aveva contribuito alla vittoriosa impresa di Garibaldi nel 1860 in Sicilia. Camillo Hindard Barany nasce a Paullo il 26 Aprile 1889 , figlio di un pacifico agricoltore di religione israelitica che sente con forza scorrere nel suo sangue lo spirito del nonno garibaldino. Appena ragazzo, probabilmente attirato dagli echi della guerra russo giapponese, decise di lasciare la tranquilla vita della campagna per recarsi in Giappone Nel 1909, rispondendo all’appello di Peppino Garibaldi – nipote dell’eroe dei due mondi – é in Messico e si arruola nelle file dei rivoluzionari messicani che combattano la dittatura di Porfiro Diaz . Vi resta fino al 1914, quando arriva notizia che in Europa é scoppiato un grosso pasticcio (la Prima Guerra Mondiale) molla tutto, ritorna nel Vecchio Continente e , quasi a voler seguire le orme del nonno, entra a far parte della Legione Garibaldina – un corpo di circa 5.000 volontari italiani inquadrato come “4°reggimento di marcia del 1° straniero” e posto agli ordini di Peppino Garibaldi ma che tra i propri ufficiali conta anche Sante, Bruno, Ezio e Costante Garibaldi- ed è in questa formazione che il nostro concittadino, partecipa alle battaglia delle Argonne e nella sanguinsa battaglia di Verdun. Il 6 Marzo 1915 la Legione Garibaldina viene sciolta, ma nel Maggio dello stesso anno anche l’Italia entra in guerra e Camillo, non stanco di servire il suo Paese, si arruola volontario negli Alpini, dove è nominato Sottotenente ma, essendo indisciplinato, benché valorosissimo, resta tale fino al termine del conflitto. Nel 1919, Gabriele D’Annunzio, va’ a liberare Fiume, si arruola e così, finita l’impresa fiumana, per punizione il governo lo congeda. Mutato il Governo, Benito Mussolini, nel 1925, ordina al Generale Graziani di riconquistare la Libia, che allora era colonia italiana, e lui parte e si arruola. Finita anche quella, pare che il bollente Camillo abbia messo la testa a posto, si sposa, ha dei figli e si occupa nella Società Bonifiche Sarde, dove partecipa alla fondazione della città di Mussolinia (ora Arborea) Passa quindi alle dipendenze dell’Opera Nazionale Combattenti e Reduci, con la quale collabora alla bonifica dell’Agro Pontino e alla fondazione di Littoria (ora Latina). Nel 1935 Mussolini proclama la guerra d’Africa e lui non può mancare, lascia moglie, figli, lavoro, tutto e si arruola nelle Camicie Nere, nominato Centurione, durante un furioso combattimento per la conquista del monte Amba Aradam (monte conquistato e perso molte volte, ancora oggi, ci sono persone che per indicare una situazione confusa usano il termine ambaradan) riporta una ferita al braccio che glielo spezza. Sommariamente medicato all’ospedale da campo, poiché è il comandante della 18 compagnia Littoria, della Divisione CC: NN: 3 Gennaio, vuole ritornare tra i suoi commilitoni e quando una numerosissima colonna abissina sorprende e avvolge la compagnia, é lui ad esporsi per primo. Ancora colpito, sentendo vicina la fine, incoraggia i suoi dicendo: “non perdete tempo per me, andate avanti, Viva il Duce!”. Il suo copo troverà degna sepoltura a Macallè . La storia di Camillo Hindard Barany, è una delle tante pagine del valore e dell’amore per l’Italia che gli israeliti presenti nella nostra Penisola hanno saputo offrire gratuitamente e spontaneamente al proprio Paese. Gli ebrei italiani , infatti, pur essendo una piccola minoranza, hanno dato per l’unità e l’indipendenza della Patria più di tutti. Basti semplicemente ricordare che l’Annuario del 1895 dell’Esercito conteneva 700 ufficiali ebrei e, nel corso della Prima guerra mondiale , si contarono ben 21 generali israeliti. Dati questi che fanno ulteriormente riflettere su quanto furono ingiuste e disumane le leggi anti ebraiche emanate 1938 da Mussolini con l’avallo incondizionato di Casa Savoia. Con un semplice tratto di penna il nostro Paese decretò la fine di una delle pagine più gloriose della propria storia , quella degli ebrei italiani che dal 1848 avevano combattuto per l’unità e l’inidipendenza della Patria. La morte prematura di Camillo Barany lo salvò, in certo senso, dall’infamia di essere espulso dal mondo militare come invece accade per altri ufficiali e soldati del nostro esercito. Il suo nome oggi , e la sua memoria , oggi oltre che a Lodi è tramandata ad Arborea (nome assunto dalla città di Mussolinia nel 1944) dove a questo nostro conterraneo è dedicato un grande parco pubblico ed un monumento . Anche la cità di Latina (nome assunto dalla città di Littoria nel 1946) vi è una via e una caserma (oggi sede dell’università dell’agro pontino). A questo elenco manca solo Paullo , dove l’avventura umana di questo combattente ha avuto inizio.
Marco Baratto