CAMPO SORIANO: un “fantastico altopiano lunare” tra i monti Ausoni
Quanti di noi, visionando la versione cinematografica della saga tolkeniana “il Signore degli Anelli” di Peter Jackson, hanno guardato con meraviglia i fantastici paesaggi naturali e le ambientazioni?
La bellezza e la singolarità del patrimonio naturale della Nuova Zelanda, ancora incontaminato e in parte inesplorato, ben si prestavano ad ospitare ed adottare la magia delle ambientazioni descritte da Tolkien nei suoi libri.
Purtroppo per poter osservare queste amenità naturalistiche, partendo dall’Italia, dovremmo percorrere più di diciottomila chilometri… giusto? Solo in parte.
Non è difficile credere che anche noi Pontini godiamo di alcuni paesaggi, che potremmo definire da ambientazione Tolkeniana e che non sfigurerebbero nella trilogia del regista australiano.
È questo il caso di Campo Soriano: un paesaggio carsico dotato di rara bellezza e avvolto da un’atmosfera quasi “fantastica“, che può apparire tanto suggestivo quanto surreale, oltre a essere un luogo di grande interesse scientifico.
Il Monumento Naturale
Istituito area protetta nel 1985 poi Parco Regionale nel 2000, il Monumento Naturale di Campo Soriano, si estende per 974 ettari e dista circa 8 km dalla città di Terracina.
Non molto semplice da raggiungere poiché mal indicato nelle segnalazioni stradali della Via Appia, questo altopiano carsico si trova in una posizione centrale sui monti Ausoni e si estende in una zona che comprende i comuni di Sonnino e Terracina; stretto nella morsa tra i due versanti montuosi di Monte Romano e Monte Cavallo Bianco, fa la sua scena questo fantastico paesaggio quasi fuori dal tempo: oltre agli aspetti più caratteristici della macchia mediterranea del nostro Appennino e quindi tra querce caducifoglie, gariglie, prati fioriti, muri a secco ed alberi da frutto, spuntano maestose dal terreno, strutture monumentali di roccia calcarea, con pinnacoli a volte molto alti: questi sono i cosiddetti “hum” o più semplicemente faraglioni terrestri . Doline, grotte, hum, inghiottitoi e karren sono tutte manifestazioni visibili, della storia geologica di questa vallata, modellata in milioni di anni dall’azione dell’acqua meteorica , che continua ancora oggi ad essere plasmata dagli agenti atmosferici.
La Genesi della vallata: tra natura e misteri
La depressione di Campo Soriano è un polje fossile rimodellato e re-inciso alle estremità, la cui forma è probabilmente da imputare a due sistemi di faglie.
Ma cosa è esattamente un polje?
In sloveno la parola “polje” vuol dire “campo coltivato”, ed indica una vasta dolina di crollo, formatasi per effetto dell’erosione, durante un lungo periodo di tempo; il polje carsico in genere è delimitato tutt’attorno da bordi rocciosi. Il fondo di questa depressione, come nel caso di Campo Soriano, si presenta di norma piatto e molto fertile; infatti un’area molto vasta di questa vallata è adibita, grazie alla presenza di una particolare terra rossa e di notevoli riserve idriche (si pensi che questa zona costituisce il più grande bacino imbrifero della falda acquifera da cui la città di Terracina attinge l’acqua potabile), dai contadini locali, alla attenta coltivazione di uve dalle quali proviene il dolcissimo e pregiato moscato D.O.C. di Terracina.
Ma come si sono formati questi enormi blocchi di massa rocciosa, che agli occhi di un primo visitatore potrebbe sembrare opera antropica? Chi o cosa ha creato questi imponenti blocchi monumentali di pietra? Sono stati forse i nostri antenati Volsci?
Questa volta non vi è segno dell’azione dell’uomo nella creazione di questi grandi massi rocciosi, anche se questi hum potrebbero somigliare vagamente a dei menhir.
La genesi di questo altopiano iniziò circa 27 milioni di anni fa, quando vi furono vasti movimenti tettonici di assestamento che contribuirono all’orogenesi della catena Appenninica, modellando anche la fascia costiera.
Durante il susseguirsi delle glaciazioni la valle si modellò, prendendo la sua attuale forma ad U per via del depositarsi sul fondo del polje di rocce e detriti. Pensate che durante l’ultima glaciazione, la cosiddetta Glaciazione di Würm, il cui picco di massimo freddo venne raggiunto circa 55 mila anni fa, la valle di Campo Soriano era con ogni probabilità ricoperta da ghiaccio, anche durante la stagione estiva!
Circa 30 mila anni fa, quando il periodo di gelo iniziò ad allentare la sua morsa, il ghiaccio in superficie si sciolse, mentre in profondità rimase uno strato di ghiaccio residuo, detto “permafrost”, cosicché la valle divenne un grande lago.
Le acque del lago continuarono l’opera di modellamento delle rocce, che emergevano ormai come faraglioni dalla superficie dello specchio d’acqua, sostituendosi al ghiacciaio, che aveva contribuito al trasporto e alla levigazione dei grandi massi.
Fu solamente 20 mila anni più tardi, quando il clima si stabilizzò, che vi fu il definitivo scioglimento del fondo del ghiacciaio; le acque trovarono così una via di fuga all’interno di inghiottitoi e nel fitto reticolo di fessurazioni che consentono ancora oggi all’acqua piovana di raggiungere la falda idrica.
È stata quindi l’intensa e continua attività corrosiva ed erosiva dell’acqua e degli altri agenti atmosferici, ad aver provocato il progressivo ampliamento delle vie di scorrimento esistenti, fino a isolare in blocchi gli originari affioramenti di calcari e dolomie.
Attualmente questi blocchi dalle bianche pareti quasi a perpendicolo, sono separate da un labirinto di cunicoli e stretti corridoi; è proprio l’infittirsi di questi megaliti naturali che conferisce al paesaggio un aspetto lunare!
I sentieri di terra battuta, mantenuti sgombri dai rovi e dalle sterpaglie grazie al lavoro dell’uomo, ci portano alla scoperta di spazi, angoli, scorci sempre nuovi e mutevoli, in un luogo fuori dal tempo e dalla consueta dimensione spaziale. Su questa morfologia si è sovraimposta, in un secondo momento, l’attività dell’uomo, creando, fra i corridoi di roccia calcarea e le rare spianate fra i blocchi carsici, uliveti e campi coltivati, sfruttando il fertile suolo di terra rossa. Tutto concorre a rendere il paesaggio suggestivo e surreale.
La Cattedrale: un “hum polimorfo”
Nella zona centrale della piana è visibile il più grande e curioso tra tutti questi blocchi calcarei: un hum la cui altezza arriva a toccare i 15 metri! Isolato e imponente, è conosciuto dai visitatori come “La Cattedrale”, per la sua maestosità e per i suoi pinnacoli calcarei che si innalzano verso il cielo, come fosse una antica cattedrale gotica. “ La Rava di San Domenico” è, invece, uno tra i tanti curiosi nomi che i locali hanno attribuito a questa roccia monumentale, legandosi alla tradizione medievale e rendendo omaggio al monaco benedettino San Domenico da Sora; altri ancora hanno affibbiato all’hum l’epiteto di “Carciofo di Sonnino”, per la vaga somiglianza del faraglione con questo vegetale quando ha i petali semiaperti!
“La Cattedrale” sembra veramente cambiar forma e dimensioni, a seconda della prospettiva con cui la si guarda; il fascino di questo imponente blocco ha fatto sì che divenisse il simbolo e il logo di tutto il Monumento Naturale di Campo Soriano.
Insomma, ognuno vede ciò che vuole in questi blocchi rocciosi, ed è proprio questo che genera questa atmosfera surreale, quasi misteriosa, di questo luogo.
Passeggiando attorno al cosiddetto “carciofo” potremmo notare, su alcuni blocchi di pietra (in geologia mammelloni calcareo-dolomitici), i cosiddetti Karren, alcune forme di micro carsismo, particolarmente interessanti quali: scannellature(*), solchi a doccia e vaschette. A prima vista, queste scannellature potrebbero pensarsi come il risultato di attività umane, per il fatto che i solchi su alcune masse rocciose presenti nella vallata sono molto regolari, rispettando questa regolarità anche nelle distanze l’una dall’altra; si tratta invece del risultato, ancora una volta, del carsismo, che ha agito sui carbonati della piattaforma laziale-abruzzese del cretacico.
Campo Soriano nell’era moderna
Luogo storico della transumanza ciociaro-pontina grazie al “sentiero delle Torce” o “Pastoricci”, che partiva da Sonnino per arrivare a Monte Romano, Campo Soriano ci consente ancora oggi di assaporare la semplicità della vita contadina e dei prodotti tipici della terra e d’allevamento quali formaggi, vini e olio.
Anche se in alcune parti di questo altopiano sono purtroppo arrivati il calcestruzzo e il cemento armato dell’era moderna, questa vallata possiede ancora un fascino innegabile, proprio per l’isolamento e per essere rimasta scarsamente visitata, nonostante la vicinanza di due città popolose come Terracina e Sonnino.
Forse non vedremo mai Campo Soriano in una pellicola hollywoodiana, ma sicuramente una passeggiata in questo luogo ci regalerà la sensazione di uscire fuori dal mondo, in un luogo fantastico o in una dimensione parallela, che offre paesaggi, profumi e sapori ancora tutti da scoprire e che merita senz’altro il nostro interesse per approfondire ulteriormente la nostra conoscenza del territorio pontino.
Riccardo Gasbarrone
Fonti:
“Guide geologiche regionali: Lazio”, (Società geologica italiana); “Karst Environments: karren formation in high mountains” di Marton Verres (edizioni Springer); ”La pianura Pontina, fondana e i monti Ausoni meridionali”(ENEA, regione Lazio); “Capire la terra” di Press Frank , Siever Raymond , Grotzinger John , Jordan Thomas H.
Per saperne di più:
http://www.latiumvolcano.it/doc%20pdf%20pubblicazioni/CARTA%20CAMPOSORIANO%20_%20web.pdf
http://www.parks.it/parco.nazionale.circeo/pdf/Guida.Transumanza.pdf
http://www.parcoausoni.it/geologia/il-paesaggio-carsico-dei-monti-ausoni.html