Da: Pier Giacomo Sottoriva, Cronache da due fronti. Gli avvenimenti bellici del 1943-1944 sul Garigliano e nell’area Pontina, Editrice Il Gabbiano, Latina 2004
A Littoria i tedeschi sono riusciti ad organizzare persino un piccolo campo di lavoro forzato, dove hanno concentrato gli uomini raccolti durante i continui rastrellamenti. Si trova nel gruppo di fabbricati della tenuta Caetani a Tor Tre Ponti. Lo comanda un sottufficiale che dimostra di possedere il fisico del ruolo. Ha isolato la zona, vi ha comandato un buon servizio di guardia, ha sistemato un minaccioso cannoncino all’ingresso del fabbricato. Ogni giorno, all’alba, gli uomini vengono incolonnati, forniti di un tozzo di pane nero e avviati sotto scorta al canale delle Acque Medie a scavare trincee. Camminano per alcuni chilometri, poi, senza sostare, debbono afferrare i badili e cominciare a scavare. A volte li raggiungono i familiari, per qualche pietanza aggiuntiva; altre volte salve d’artiglieria. La sera, operazione inversa con ritorno a Tor Tre Ponti. Egidio Fino, Luigi e Antonio Moccia sono tra gli “internati” a Tor Tre Ponti. Sono giovani e non ne possono più, per cui decidono di fuggire prima dell’appello del mattino. Restano svegli fingendo di dormire per tutta la notte, poi, qualche ora prima dell’alba Fino e Luigi Moccia scavalcano una finestra, eludono la vigilanza e raggiungono i campi al di là dell’Appia. Attendono per alcuni minuti Antonio Moccia, che però, tradito all’ultimo istante dall’emozione, ha esitato e, alla fine, è stato sorpreso da una sentinella. I due fuggitivi si camuffano come possono, con fazzolettoni in testa e alterando con panni compressi le loro fattezze per apparire donne. Il trucco per loro fortuna riesce. Dopo qualche ora raggiungono Littoria senza altri guai. Furono fortunati, perché molti di quelli di Tor Tre Ponti rimasero uccisi dalle cannonate, o vennero deportati in Germania a svolgere lavoro obbligatorio. (dal cap. 11, La popolazione e la guerra)