Benito Mussolini
1932
Oggi è una grande giornata per la rivoluzione delle camicie nere, è una giornata fausta per l’Agro pontino, è una giornata gloriosa nella storia della nazione.
Quello che fu invano tentato durante il passato di 25 secoli oggi noi stiamo traducendo in una realtà vivente. Sarebbe questo il momento per essere orgogliosi, no noi siamo soltanto un poco commossi.
Coloro che hanno vissuto le grandi e tragiche giornate della guerra vittoriosa, passando davanti ai nomi che ricordano il Grappa, il Carso, l’Isonzo, il Piave, sentivano nel loro cuore tumultuare i vecchi ricordi e le grandi nostalgie.
Noi oggi con l’inaugurazione ufficiale del nuovo comune di Littoria, consideriamo compiuta la prima tappa del nostro cammino, abbiamo cioè vinto la nostra prima battaglia.
Ma noi, noi siamo fascisti, quindi più che guardare al passato siamo sempre intenti verso il futuro. Finchè tutte le battaglie non siano vinte non si può dire che tutta la guerra sia vittoriosa. Solo quando, accanto alle 500 case oggi costruite ne siano tolte le altre 4.500, quando accanto ai 10 mila abitatori attuali si aggiungeranno i 50 mila che noi ci ripromettiamo di far vivere in quelle che furono le paludi pontine, solo allora potremo lanciare alla nazione il bollettino della vittoria definitiva.
Ma noi non saremmo partiti se già sin da questo momento non precisassimo, con la esattezza che è nel nostro costume, con la energia fredda e spietata che è nel nostro temperamento, quelle che saranno le tappe future, e cioè: il 29 ottobre 1933 si inaugureranno le altre 981 case coloniche, il 21 aprile del 1934 si inaugurerà il nuovo comune di Sabaudia.
Vi prego di notare queste date: il 28 ottobre del 1935 si inaugurerà il terzo comune di Pontinia. A quell’epoca, per quella data, noi probabilmente avremmo toccato la meta e realizzato tutto il nostro piano di lavoro. Sarà forse opportuno di ricordare che una volta per trovare della terra da lavoro occorreva valicare le Alpi e attraversare l’Oceano.
Oggi la terra è qui , a mezz’ora soltanto di distanza dalla capitale. E qui che noi abbiamo conquistato nuove provincie, è qui che abbiamo condotte delle vere e proprie operazione di guerra. E’ questa la guerra che noi preferiamo. Ma occorre che tutti ci lascino intenti al nostro lavoro che non si vuole che noi applichiamo in altro campo quella stessa energia, quello stesso metodo.
Ora la nuova vita di Littoria comincia, io sono sicuro che i coloni qui giunti saranno contenti di lavorare, anche perché hanno in vista tra 10 o 15 o 20 anni, il possesso definitivo del loro podere. Comunque io dico a questi contadini, a questi rurali che sono particolarmente vicini al mio spirito che essi non devono scoraggiarsi delle difficoltà che possono incontrare, devono guardare a questa torre che è un simbolo della potenza fascista, guardarla in tutti i momenti, perché convergendo a questa torre troveranno sempre un aiuto, un conforto e la giustizia.