IL LANIFICIO “VERNA” E LO STABILIMENTO CON DEPOSITO “PALOMBELLI” di Giuseppe De Marco
Al Villaggio di Latina mentre si cominciava a popolare la zona, nell’anno 1946 fu creata ad opera della famiglia VERNA una struttura per la lavorazione della lana.
Questa lana proveniva sia dalle pecore dei pastori locali e sia dalle pecore dei pastori abruzzesi.
I pastori abruzzesi nel periodo della transumanza, attraversavano l’Appennino ed erano presenti numerosi in questa zona, sia per sfuggire al clima freddo e dalla neve non sopportabile dagli animali, e sia perché in questi periodi dell’anno non vi erano grossi pericoli di essere punti dalle terribili anofeli che infestavano la palude Pontina.
Il pascolo che si rendeva possibile in queste situazioni climatiche favoriva una prolungata permanenza, che si protraeva sino alla primavera inoltrata.
Per tale ragione i pastori che trovavano ospitalità nelle campagne, si rendevano disponibili a far tosare le proprie bestie prima di tornare ai paesi nativi. Naturalmente questa operazione consentiva loro di portare a casa qualche soldo da utilizzare nella propria famiglia per quanto fosse necessario. Nel periodo della tosatura e raccolta, per la lavorazione erano adibiti a questo lavoro anche alcuni abitanti dei vicini paesi collinari, che in tal modo arrotondavano le misere entrate economiche che provenivano dai pochi oliveti di cui disponevano.
Aprile 1950, lavori di fondazione della chiesa di Latina Scalo, sullo sfondo il fabbricato del Lanificio VERNA visto dall’erigenda chiesa parrocchiale.
Al termine del secondo conflitto bellico, si stabilì in Latina Scalo la famiglia PALOMBELLI, originaria di Cori.
Con abilità imprenditoriale il capofamiglia Luigi, in breve riuscì a costruire il fabbricato dove molte giovani ragazze assunte ad hoc fabbricavano e confezionavano le bibite che poi venivano distribuite nei locali della zona, in quel periodo particolare era molto apprezzata la rinomata “Gazzosa Palombelli”. Allo stesso tempo, creò la prima fabbrica del ghiaccio nel territorio comunale di Latina e successivamente, con la concessione esclusiva della zona acquisì di poter rappresentare in esclusiva la famosa birra Whurer e la prestigiosa ditta Campari di Milano, allargando il giro delle consegne a tutti i paesini di montagna vicini a Latina Scalo.
Fin dal principio per potersi espandere con la sua attività imprenditoriale, acquistò un autocarro per trasporto dotato di catena per la trasmissione.
Solo dopo qualche tempo avendo incrementato i propri affari si poté permettere l’acquisto, del famoso “TAURUS” della Lancia, di cui era autista il Sig. Gianni CASTELLANI.
Autocarro della “Palombelli & Figli”. Foto Cesare Castellani
L’attività di fabbricazione ebbe termine alla fine degli anni ’50, mentre la rivendita e il deposito sono stati chiusi al termine del 2000.
IL FORNO BONDANDINI
Nel 1932, appena inaugurata la città vi si stabilì a Littoria il capostipite della famiglia proveniente da Ferrara. Fu solo nel 1946, dopo la guerra, che la famiglia BONDANDINI si trasferì al Villaggio, rilevando il forno a legna già gestito dalla famiglia CIFRA nel locale di via Stazione.
Qui trovarono lavoro, molti giovani del Villaggio e delle zone limitrofe, che non sapevano come procedere alla panificazione, ma avevano tanto bisogno di lavorare. Fu così che, proprio per la disponibilità e la perizia del proprietario ebbero l’opportunità di imparare il il mestiere e di guadagnare uno stipendio. Per molti anni la struttura ha servito non solo gli abitanti del Villaggio ma provvedeva anche alla consegna nei centri vicini, compreso i caseggiati di campagna.
Carrello trasporto pane inizi attività.
Foto Lidiano Bondandini
IL FABBRO, IL MULINO “AUTARCHICO” E L’OFFICINA
Mentre il Villaggio cresceva, iniziavano a manifestarsi nuove esigenze. Fu così che, verso la fine del 1939, si stabilì a Littoria Scalo proveniente da Sermoneta la famiglia DE ANGELIS.
I giovanissimi fratelli Alberto e Arturo DE ANGELIS, con i primi mesi del 1940 dettero inizio all’attività di fabbro che svolgeranno ininterrottamente per circa 60 anni. Nei locali della famiglia ZACCHEO in via della Stazione iniziarono l’attività lavorativa portandola avanti con serietà ed impegno, tanto da riuscire ad espandere i buoni servigi non solo allo Scalo, ma anche ai paesi confinanti.
Tra il 1950 e il 1952, realizzarono e completarono la propria officina e laboratorio con annessa abitazione in via della Sorgente, dove hanno esercitato il loro mestiere sino all’anno 2000. Moltissimi i lavori fatti e consegnati con soddisfazione della clientela in tutti questi anni di lavoro. Fra questi, a mio parere, sono da vedere alcune belle opere artigianali quali la cancellata in ferro battuto realizzata per l’Abbazia di Valvisciolo e le inferriate realizzate e installate nella costruzione medievale dell’Asilo Comunale di Sermoneta.
Ancor prima della bottega del fabbro, ma nel locale antistante, sempre su via della Stazione, la famiglia ZACCHEO iniziò l’attività del cosiddetto “mulino autarchico”.
Ancora oggi, molti anziani del Villaggio, ricordano come il mulino fosse stato fonte non solo di lavoro per la macinazione del grano e del granturco, ma, condotto abilmente dal mugnaio Giovanni LANFRANCO, seppe essere punto di soccorso per la fame che imperava proprio nel periodo posteriore alla guerra.
Non era infrequente il fatto che, di notte, per non mostrare a tutti la propria miseria, qualche abitante dello Scalo bussasse alla porta di casa del Sig. ZACCHEO per un pugno di farina occorrente a sfamare i propri figlioli, ricevendola puntualmente in dono.
Con gli anni ’50, l’attività cessò, ma restano ancora in piedi gli edifici che sono da considerarsi ormai storici di Latina Scalo.
Infine, si deve alla famiglia di Ferruccio NEGRI la prima officina attrezzata di Latina Scalo per la riparazione dei pochi veicoli al tempo della fondazione. Ferruccio, il capostipite, proveniente da Porto Tolle (RO) venne in zona già sul finire del 1934. Con l’apertura dello Zuccherificio, collaborò spesso con il personale tecnico per risolvere problemi legati a malfunzionamenti del macchinario meccanico. In quel periodo, risiedeva nella cosidetta borgata “Mathausen”, ovvero in quel piccolo agglomerato edilizio del Villaggio che era di proprietà dei “CAETANI” e che si trova al Bivio dell’Appia di fronte all’Epitaffio. In realtà i locali erano nati per rifugiare i mezzi agricoli e di trasporto, le poche bestie che servivano per i lavori dei campi e il deposito per la paglia ed il fieno. Comunque con la penuria di luoghi atti ad ospitare le persone, i pochi residenti accettarono di buon grado di utilizzarli per soggiornarvi con le loro rispettive famiglie senza pensarci troppo..
Ad ogni modo, proprio lì, a ridosso della strada statale Appia, Ferruccio NEGRI si dedicava alla riparazione delle biciclette e dei pochi motorini che solo pochissimi e fortunati potevano possedere.
Si trasferì poi in via Stazione (dove oggi si trova un gommista), successivamente e per brevi periodi in altri piccoli locali sino a sistemarsi nella bottega della famiglia CAVINATO nei pressi dell’odierna piazza S. Giuseppe, dall’anno ’48 sino agli inizi degli anni ’50.
Mano a mano che crescevano le richieste di intervento, l’attività si sviluppava e siccome il lavoro non mancava, oltre ai suoi figli trovarono occupazione anche alcuni giovani del posto che così ebbero occasione di imparare un mestiere. Nel 1952 realizzò la propria officina con alloggio per la famiglia, in via della Sorgente. Qui, con successivi ampliamenti e modifiche, ancor oggi operano produttivamente i suoi familiari.