Il talk show in programma domenica 16 ottobre ore 18 da Sugo a Latina
I confini dell’odio tra l’Europa di ieri e di oggi
Il romanzo di Diego Zandel sulla guerra della ex Jugoslavia leit motiv per trattare diversi temi cari alla Ue
L’Europa e i suoi confini, la sua unità, la sua idea di pace mentre infuria la guerra. Attorno a questi temi parte il talk show “I confini dell’odio”, che prende il nome dal romanzo di Diego Zandel, un romanzo sulla guerra interetnica nella ex Jugoslavia, in programma domenica 16 ottobre ore 18 presso il locale Sugo in via San Carlo da Sezze a Latina con ingresso libero. L’evento verrà trasmesso in diretta streaming sul canale Facebook di shopzy.it
Tutti i temi del talk show ruotano attorno al romanzo “I confini dell’odio” (Gammarò Edizioni) di Diego Zandel, un romanzo sulla guerra interetnica nella ex Jugoslavia, che ha portato alla dissoluzione della stessa, guerra della quale ricorre il trentennale del suo inizio. Uscito originariamente nel 2002 per i tipi di Aragno, racconta una storia di violenze e di addolorata pietà. Un figlio, Bruno Lednaz, accompagna la salma del padre, che aveva chiesto di essere sepolto a Fiume, sua città natale, allora italiana, poi jugoslava, e oggi, dopo la guerra nei Balcani, croata. Da pochi mesi è stato firmato a Dayton, negli Stati Uniti, l’accordo di pace che sancisce, dopo quattro, lunghi, anni di guerra, la divisione dei territori tra croati, serbi, bosniaci e serbo-bosniaci. Ciò nonostante, ai confini, è ancora vivo l’odio innescato dalla guerra. Bruno se ne accorge quando, in attesa di un posto al cimitero per il padre, decide di accompagnare un parente in Lika, una regione della Croazia. Da quel momento comincia per lui una tragica odissea, che lo porterà a scoprire, attraverso una serie di avventure, passioni, dolori e tradimenti, gli sporchi interessi che si nascondono dietro una guerra. Diego Zandel, conoscitore dei Balcani, tra gli autori del documentario di Rai Cinema “Hotel Sarajevo” sull’assedio della città bosniaca, durato dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, con questo romanzo ci conduce sui luoghi della guerra per ricordarci, con questa riedizione del romanzo, mentre è in corso un’altra guerra nel cuore dell’Europa, il valore della pace. La narrazione di Zandel parte da quei conflitti, li cavalca e ci ritorna. Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione.
Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche fra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001.
Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche fra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001.
Influenti anche le motivazioni economiche, culturali, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e musulmani), fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all’esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il simbolo della guerra serbo-croata è divenuto l’assedio alla città di Vukovar, nella Slavonia (25 agosto – 18 novembre 1991), un territorio in cui serbi e croati riuscivano a convivere, fino a poco tempo prima, serenamente. La città fu bombardata e quasi tutti gli edifici furono pesantemente danneggiati o rasi al suolo dall’Armata Popolare Jugoslava. Altro simbolo è il massacro di Srebrenica, un genocidio di oltre 8000 ragazzi e uomini musulmani bosniaci, avvenuto nel luglio 1995 nella città di Srebrenica e nei suoi dintorni, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. La strage fu perpetrata da unità dell’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Mladić, con l’appoggio del gruppo paramilitare degli “Scorpioni”, in quella che al momento era stata dichiarata dall’ONU come zona protetta e che si trovava sotto la tutela di un contingente olandese. La presentazione del libro è il leit motiv per affrontare come un talk show i temi dell’Europa unita in un momento in cui il conflitto russo-ucraino domina la scena internazionale, tant’è che l’incontro è inserito nel calendario di ‘Guerra e pace’ organizzati dall’associazione Anagtia e dalla Regione Lazio.
Tra i relatori oltre all’autore del romanzo, Diego Zandel, ci saranno lo scrittore Andrea Di Consoli, che ha confezionato l’introduzione de ‘I confini dell’odio’, Mario Leone, direttore dell’istituto di studi federalisti Altiero Spinelli, Cesare Bruni, avvocato e membro dell’Ass. nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, più i moderatori dell’incontro Gian Luca Campagna e Alessandro Vizzino.
Note sull’autore Diego Zandel (Fermo, 1948) è uno scrittore italiano di origine fiumana. Nasce nell’ospedale di Fermo, nelle Marche, dal momento che la sua famiglia è ospite nel vicino campo profughi di Servigliano, che raccoglie gli esuli italiani dell’Istria, Fiume e Dalmazia in fuga dalla Iugoslavia di Tito. Questa origine avrà poi molta rilevanza nei suoi libri, compresi quelli di genere thriller. Ma anche la Grecia, in particolare l’isola di Kos, della quale era originaria la famiglia di sua moglie Anna, scomparsa nel 2012, entrerà nella sua narrativa per il suo portato storico e geopolitico, anch’esso di frontiera, per il suo essere appartenuta nei secoli, come tutte le isole del Dodecaneso, a diversi Stati. Tutta la produzione narrativa di Zandel appare, comunque, spesso collegata a esperienze autobiografiche, o a echi e risvolti di tali esperienze, in forma diretta (come in “Una storia istriana”, considerato il suo capolavoro, dove racconta una tragica vicenda famigliare accaduta in Istria all’inizio degli anni Quaranta) o più lontana, con agganci anche a particolari momenti storici, come gli anni di piombo (il romanzo “Massacro per un presidente”), la guerra nella ex Jugoslavia (“I confini dell’odio”), la guerra nell’Egeo (“Il fratello greco”) oppure le foibe e l’esodo istrofiumano (“I testimoni muti”).