Sul finire degli anni trenta di questo nostro secolo cominciò a diffondersi in Italia l’uso del telefono, un apparecchio acustico capace di tradurre un segnale elettrico in suono e quindi capace di far immediatamente ascoltare la voce di due persone che si parlavano “a distanza” , lontane tra loro mille miglia .
Tale apparecchio telefonico, inventato negli U.S.A. dall’italiano A. MEUCCI nel 1871 ma brevettato su larga scala nel 1876 da A.G. BELL e G. GRAY, venne quindi sporadicamente a diffondersi in Europa ed in Italia agli inizi del nostro secolo.
In Italia, tale nuova ed entusiasmante invenzione fu regolamentata con una legge di monopolio statale solo nel 1935 ( R.D. 27.02.1936, n° 645).
Nella neonata provincia di Latina ( già Littoria, istituita nel 1934 ) soltanto i comuni di GAETA e di FORMIA avevano messo in atto e diffuso le linee telefoniche fin dal 1914, essendo stati in quell’anno allacciati alla rete provinciale di Caserta.
Il telefono nell’Agro Pontino era comunque arrivato nel 1928 quando venne installato il primo impianto diretto, tra Roma e il Borgo Sessano ( Borgo Podgora) ,su interessamento ed iniziativa del Consorzio di Bonifica di Piscinara. Nel maggio del 1928, utilizzando la rete dei pali che preesisteva a tale impianto telefonico, la linea venne ampliata a quattro fili per poter agevolmente collegare Roma con Foro Appio . Al collegamento successivo tra Foro Appio e Ponte Maggiore provvide invece il Consorzio della Bonificazione Pontina. Il tragitto finale tra ponte Maggiore e la città di Terracina era già stato dotato di linea telefonica negli anni immediatamente precedenti.
Volendo rintracciare degli elementi di studio sulla diffusione del telefono nell’Agro Pontino si possono consultare tutti i bilanci della “Società Bonifiche Pontine”. Stralciando appositamente dal bilancio relativo al 3° esercizio finanziario di tale Società veniamo a conoscenza che la spesa preventivata per gli allacciamenti telefonici con Roma dei centri di Tor Tre Ponti, Quadrano, Fogliano, Casal delle Reni e Sessano e Cisterna venne stimata in Lire 118.271,45.
Nel 1921 invece, la stessa Società di gestione, aveva fatto installare un telefono da campo a Colonia Elena, con un saldo di spesa di appena 5.759 lire.
Soltanto nel 1939 si cominciò ad avvertire il bisogno dell’uso del telefono in modo capillare in tutti i comuni del territorio provinciale. Proprio nel 1939 Il rettore della nuova provincia , per la diffusione della rete telefonica, deliberò un contributo di ben 100.000 lire a favore dei Comuni che stavano dotandosi di un tal moderno mezzo di comunicazione per esigenze primarie di ordine commerciale, agricolo ed industriale.
Il Rettorato era a conoscenza che numerosi comuni della provincia di Littoria, fra i quali alcuni centri ad alta densità abitativa, erano ancora privi di linea telefonica sin dalla costituzione della provincia e che la società telefonica “Tirrena”, di comune accordo con la “Società Esercizi Telefonici”, aveva già studiato un piano apposito per rivedere ed ampliare quanto più possibile l’intera rete telefonica provinciale.
Come al solito le esigenze di bilancio impedirono la realizzazione in proprio dei programmi di queste suddette società, peraltro già approvati dal Ministero delle comunicazioni per le zone d’esercizio predefinite.
I comuni della nostra provincia, ormai entrati nell’ottica del progresso telefonico, non si arresero dinanzi a tali difficoltà ed iniziarono, ognuno per proprio conto, a risolvere il problema dei collegamenti telefonici.
Nel 1939 dunque, nel territorio pontino, i centri che avevano in corso di lavoro l’ampliamento della locale rete telefonica e l’allaccio al capoluogo provinciale erano: SEZZE, PRIVERNO, SERMONETA, NORMA, BASSIANO.
Nell’incontro del 25 gennaio 1939 ( al quale parteciparono il Prefetto, il Preside della Provincia e tutti i Podestà dei comuni interessati ) si decise che ogni comune si dovesse accollare sul bilancio un cospicuo onere finanziario ( così come aveva già provveduto il Comune di Monte San Biagio, che fu uno dei primi a stanziare fondi sul proprio bilancio ).
Altri comuni, spinti da tale onda progressista, aderirono a questo progetto globale di diffusione telefonica e ne iniziarono le pratiche. Ricordiamo ,tra questo secondo gruppo , i comuni di Castelforte, Itri, Sonnino e Sperlonga.
Lo Stato Italiano peraltro, già con legge n° 431 del 5 aprile 1925, accordava a tutte le Province dei mutui rateizzati, “ordinari ” fino a 35 anni e “straordinari” fino a 50 anni , tutti a “interessi zero”.
Per procedere a questi espletamenti burocratici occorreva il preventivo di spesa relativo all’impianto della futura rete telefonica ed a ciò si provvedeva mediante una perizia tecnica della Società che aveva avuto in concessione l’appalto.
Tale perizia doveva contenere , tra l’altro, il tracciato effettivo della linea in questione, i lavori speciali da porre in atto per la natura del terreno e per la presenza “in sito” di linee elettriche e ferrotranviarie. A quei tempi venne purtroppo attuato il blocco della spesa pubblica (anni 1939-43) ma i menzionati comuni affrontarono ugualmente ed autonomamente la realizzazione di tale progetto di telefonia pubblica.
La Provincia, che aveva concesso aiuti monetari, si sentì obbligata , stipulando la convenzione con la TE.TI. , a concedere gratuitamente , e senza restrizioni di sorta , l’uso e lo sfruttamento di tutte le strade e delle proprietà provinciali, non lesinando una fattiva collaborazione con i comuni per ottenere gratuitamente, da ogni privato proprietario terriero, l’impianto dei pali delle linee telefoniche.Per collegare, con linea telefonica, Littoria con Sermoneta ,Norma, Bassiano e Sezze, e per il prolungamento di linea fino a Priverno e Roccasecca dei Volsci il contributo spesa , da versare alla Te.Ti., ammontava a lire 45.000 e tale onere venne così ripartito:Amm.ne Provinciale (15.000 lire), Littoria (10.000 ), Sermoneta (5.000), Sezze-Priverno-Bassiano ( lire 4.000 a testa), Norma (lire 3.000).
Con la diffusione della rete telefonica cominciarono ad essere naturalmente divulgati i primi elenchi degli abbonati telefonici. A titolo di curiosità e di esempio riportiamo alcuni dati estratti dall’elenco anno 1942, mese di maggio, e veniamo a scoprire che appena 14 centri della neonata provincia di Littoria figuravano con propri abbonati negli elenchi telefonici delle reti minori del Lazio ( tali centri erano: Aprilia, Cisterna, Cori – Giulianello, Fondi, Formia, Gaeta, Littoria e Littoria Scalo, Minturno, Pontinia, Priverno, Sabaudia, San Felice Circeo, Sezze e Terracina ). Gli abbonati privati erano già 445 utenti di apparecchiatura telefonica . A tali centri si dovevano aggiungere in elenco i paesi di Bassiano e di Sermoneta (oltre le frazioni di Roccasecca dei Volsci e di Scauri) per aver in funzione il solo posto telefonico pubblico.
Nella provincia erano ancora esclusi dall’utenza telefonica altri 14 Comuni ( Campodimele , Castelforte, Itri, Lenola, Monte San Biagio, Norma, Ponza, Prossedi, Roccagorga, Roccamassima, Sonnino, Sperlonga, Spigno Saturnia e Ventotene ) ; essi non avevano ancora alcun collegamento telefonico. A questi ultimi si devono aggiungere anche le frazioni di Maenza e SS. Cosma e Damiano , ancora sprovviste di linee telefoniche perché lacerate da problemi politici di autonomia territoriale, in una lotta che le vedrà vincitrici soltanto nel 1947.
( pubblicato su “Nuova Informazione” – magg./giu. 1998 – N° 5, pag. 110 )