Sintetizzare brevemente tutto ciò che si deve dire sulla Preistoria del territorio pontino è cosa quanto mai ardua; ciononostante, si tenterà di introdurre il discorso proponendo, in generale, i punti fondamentali.
La nostra “storia” può farsi iniziare circa 80.000 anni fa, quando il caldo mare dell’interglaciale Riss-Wurrm (il Tirreniano), che aveva quasi completamente sommerso l’Agro Pontino nel periodo precedente, si ritirò fino a raggiungere l’attuale linea batimetrica di -100 m., lasciando emergere nuovi territori che si coprirono di dune e queste sì rivestirono di vegetazione. Nelle depressioni si erano formate lagune, stagni, e zone umide, in questi vasti spazi si spinse la fauna che allora popolava le nostre terre: Elefanti, Rinoceronti, Ippopotami, Iene, Leoni e le grandi mandrie di Cervi, di Cavalli, di Buoi. E, dietro a questi, vennero gli uomini, cacciatori e nomadi, appartenenti alla specie di Neanderthal: esso stabili i suoi insediamenti sia all’aperto, nella pianura, vicino alle sorgenti d’acqua, fiumi, laghi, sia nelle numerose grotte del promontorio del Circeo, modellate dal mare interglaciale, approfittando del fatto che questo si era ritirato. E proprio in una di queste caverne litoranee, grotta Guattari, è stato ritrovato un reperto eccezionale: un cranio neandertaliano, deposto all’interno di un cerchio di pietre, che mostra l’allargamento intenzionale del forame occipitale per l’estrazione del cervello, in relazione a pratiche di cannibalismo rituale. Lo studio delle ossa presenti sul suolo della grotta, la loro disposizione e la scelta di determinati elementi anatomici hanno confermato l’ipotesi della frequentazione per scopi rituali, avanzata da A. C. Blanc. Ciò ha contribuito a migliorare le conoscenze sulla sfera ideologica di questo tipo umano che, dal punto di vista cronologico, precede immediatamente la diffusione dell’Homo sapiens sapiens (Fanerantropo). La principale risorsa economica dell’Homo sapiens Neanderthalensis era la caccia, praticata su ampia scala sia isolatamente che a gruppi: la selvaggina catturata veniva poi portata nelle caverne sulla costa.
L’industria litica, basata quasi esclusivamente sulla lavorazione dei piccoli ciottoli di mare e di fiume, realizzava strumenti dalla conformazione tipica (per dimensioni, tagli e ritocchi): questa industria, associabile alla cultura musteriana, viene definita Pontiniana. La disponibilità di luoghi per abitazione o rifugio, la facilità di reperire selvaggina e la relativa mitezza del clima (rispetto ad altre zone della penisola) concorsero a creare una sorta di isola dall’habùtat ideale in cui l’uomo poteva considerarsi autosufficiente. Numerosi sono, infatti, i ritrovamenti di “selci” musteriane che ci testimoniano come il popolamento neandertaliano dell’area pontina fosse intenso: oltre alle grotte del Circeo (grotta Guattari, del Fossellone, Breuil, ecc.), dove la documentazione sulla cultura musteriana è più completa in quanto le stratigrafie formatesi in queste cavità ci forniscono dati di inestimabile valore scientifico per comprendere l’habitat in cui visse l’uomo di Neaderthal, bisogna ricordare alcuni giacimenti di superficie come quelli di Vallone Carnevale, S. Rocco, Bosco di Nettuno, Podere La Rosa, ecc .
Si avvicina, intanto, la grande crisi climatica dell’ultimo periodo glaciale (Wùrm): i grandi pachidermi “caldi” che avevano resistito alla prima fase del glaciale si estinsero (elephas antiquus, ippopotamo, ecc.), la piana si era allora coperta di steppe in cui vivevano soprattutto il piccolo cavallo delle steppe, il cinghiale, il cervo e il daino; l’uomo di Neanderthal fu sostituito, per ragioni ancora non ben chiarite, dall’Homo sapiens sapiens, cioè dal nostro antichissimo progenitore diretto. Fornito di un bagaglio tecnologico e ideologico ben differenziato essi danno il via ad un processo culturale che, nel volgere di pochi millenni, sfocerà nella “rivoluzione neolitica”.. L’articolazione dell’industria litica (cfr. Paleolitico Superiore) in numerosi tipi di strumenti con carattere essenzialmente laminare, le prime manifestazioni d’arte ed un notevole incremento demografico testimoniano un arricchimento dello psichismo e della struttura sociale.
Nel territorio pontino il paleolitico superiore è documentato non solo da giacimenti in grotta ma soprattutto da stazioni di superficie. I depositi più antichi sono quelli della grotta del Fossellone al Monte Circeo, nei quali è stata rinvenuta una industria con grattatoi carenati e a muso, grattatoi frontali lunghi, bulini su ritocco, punte d’osso a base spaccata. Questa associazione è caratteristica di una fase iniziale del Paleolitico superiore denominata aurignaziana; questi oggetti del Fossellone, essendo anch’essi ricavati su ciottoli silicei, acquistano una particolare fisionomia e richiedono una particolare tecnica di lavorazione. Per questi motivi Blanc ritenne di proporre il nome di “Circeiano”, voce che dovrebbe pertanto indicare l’Aurignaziano su ciottolo dell’area pontina.
Circa 20.000 anni fa, lungo la costa del Lazio meridionale, si verifica una migrazione, di nuove popolazione di “Sapiens”, portatori di un nuovo tipo, più evoluto, di industria litica detta Gravettiana: queste genti stabilirono le loro sedi esclusivamente nella pianura pontina, e le recenti scoperte di grandi quantità di manufatti litici riferibili a questo periodo ci dimostrano come gli accampamenti dei cacciatori gravettiani fossero di grandi estensioni tanto che il grandioso insediamento di Colle Parito (a pochi chilometri a sud di Latina, sulle rive del lago di Fogliano) è stato definito la “capitale” del Paleolitico Superiore pontino. Ma un’altra stazione litica, quella di Torre del Giglio, situata a nord della pianura, ha restituito migliaia di manufatti litici – di epoca gravettiana finale o epigravettiana antica (20.000 – 18.000 anni fa), confermando la presenza massiccia di popolazioni che, evidentemente, reperirono nella nostra zona un ambiente ideale alla loro sopravvivenza (abbondante selvaggina, ricchezza di acque, ecc.).
Nell’ambito dell’Epigravettiano (18.000 – 10.500 anni fa) si inseriscono altri giacimenti pontini, quali ad esempio Riparo Salvini (Terracina) e grotta Jolanda (Sezze) sui Monti Lepini, e Molella di Sabaudia sulle rive del lago di Paola; da segnalare infine, nelle vicinanze di Nettuno, l’interessante stazione di Padiglione sempre riferibile a questa cultura.
Del periodo Mesolitico (10.500 – 7600 anni fa), che immediatamente succede al Paleolitico Superiore, le uniche testimonianze (certe) sono rappresentate dal Riparo Blanc al Monte Circeo, datato col C14 a 8565 anni fa. Nel quadro delle culture mesolitiche italiane, il complesso mostra particolari caratteri di specializzazione sia per quanto riguarda l’economia basata soprattutto sulla raccolta di molluschi, sia per la tipologia dell’industria su scheggia ricca di punteruoli, denticolati e pezzi con intaccature.
Al Neolitico (7600 – 4500 anni fa) risalgono gli importanti giacimenti ad ossidiana di Selva Piana e dei Casarini, a nord del promontorio del Circeo, sulle sponde del Lago di Paola: essi testimoniano la conoscenza, da parte delle antiche genti neolitiche di questa zona, dell’arte della navigazione, poiché questa pregiata pietra nera è presente, nella compattezza utile per fabbricare strumenti, soltanto in alcune isole, fra cui l’isola di Palmarola nell’arcipelago pontino; indagini geochimiche hanno confermato che l’ossidiana, estratta dai giacimenti dell’isola pontina veniva portata al Circeo, che era il punto della terraferma più vicino, e qui lavorata non solo per ottenere strumenti per l’uso quotidiano ma anche per essere utilizzata come merce di scambio.
Il Neolitico è il periodo dei grandi mutamenti socio-economici che hanno alla base la capacità di produrre il cibo attraverso l’agricoltura e l’allevamento del bestiame: l’uomo da cacciatore e raccoglitore (lo era stato per circa due milioni d’anni!) diventa agricoltore e pastore, cambiano i modi di vita e le strutture sociali. Alla fine del IV millennio a.C. in tre zone del mondo antico e cioè nell’Egitto, in Mesopotamia e nell’Iran meridionale veniva utilizzato un sistema di comunicazione scritto. Con l’invenzione della scrittura si chiude la Preistoria propriamente detta e si passa alla Storia.