Veneti dall’agro pontino a Colonia Turén
Fondazione Migrantes , SERVIZIO MIGRANTI 6/02 |
di Enrico Morassut
Colonia Turén oggi è riconosciuta da tutti come “il granaio del Venezuela”. Ma quanti sacrifici è costata. Il presidente del Venezuela degli anni ’50 Pérez Jiménez, avendo saputo che Mussolini, per bonificare le paludi pontine, aveva fatto giungere dal povero Veneto centinaia di famiglie di agricoltori, inviò a Latina un suo emissario che, attraverso diapositive, filmine e promesse, facesse opera di convincimento perché alcune famiglie tentassero l’esperienza in Venezuela. Turén era allora un paesetto di campagna, ma di campagna fertilissima. Per invogliare chi desiderasse trasferirsi in quelle terre, il governo aveva fatto costruire case, chiesa, ambulatorio, un’essiccatrice di grano ed alcuni silos. Aderirono al progetto 54 famiglie che, imbarcatesi sull’Amerigo Vespucci, giunsero a Puerto Cabello il 19 febbraio 1952.Naturalmente nel 2002 i superstiti vollero festeggiare il 50° dello sbarco nella Repubblica di Venezuela e, aiutati dai Padri Scalabriniani, allestirono un programma di tutto rispetto. Ospiti d’onore furono l’ambasciatore d’Italia Adriano Benedetti, il rettore dell’Università Centrale del Venezuela Giuseppe Giannetto, il segretario del Governo regionale, il sindaco del paese, il vescovo di Guanare Mons. Angel Adolfo Porlacchini ed altri. Alla mattina fu celebrata una Santa Messa e visitati i due cimiteri, in cui riposano i pionieri, mentre da un piccolo aereo venivano gettati fiori.Il comitato organizzatore e la Camera di Commercio di Guanare consegnarono un attestato–diploma alle poche vedove dei primi coloni e all’unico ancor vivo Mario Gasperin. Nel pomeriggio venne offerto un elegante rinfresco, allietato da un gruppo folcloristico e da un coro di giovanissimi.Ma per capire la storia di questi pionieri, riportiamo gli avvenimenti scritti da loro stessi con quella semplicità contadina, che guarda più al sodo ed alla verità che non alla grammatica ed alla sintassi.CRONOGRAMA GENERICO DELL’EMIGRAZIONE DELLE 54 FAMIGLIE ITALIANE DELL’ANNO 19521951 – Nel novembre–dicembre, una comissione del Governo venezuelano, vi partecipa il Sr. Pinto Salvatierra (J.A.N.), offrendo la possibilità d’emigrare in Venezuela, per un programa netamente agricolo. Questa proposizione viene offerta agli abitanti di Latina; già che avevano un’ulteriore esperienza di fondare e colonizzare terre, effettuata nel lontano trenta in cuella zona, chiamata allora Littoria. Si realiza un corto metraggio mostrando i lavori di diforestazione nella zona del Dtto Turén, nel cinema del corso.1952 – Le operazioni e informazioni si centrano nella Camera del Lavoro (Comune di Latina). Nel mese di gennaio già si firmano le richieste, si fanno le visite mediche nell’Ambasciata venezuelana a Roma, dove si approva la richiesta, e l’ulteriore paso è pagare il biglietto della nave Amerigo Vespucci, per il tragitto Napoli–Puerto Cabello.Per il 2 di Febraio del 1952 al 4 di Febraio dello steso anno, alcune famiglie passano due notti a dormire in un dormitorio improvisato in baraconi del molo d’imbarco a Napoli e per il 4 febraio nel tramonto salpa l’Amerigo Vespucci con a bordo 54 famiglie, imbarcate in cameroni comuni, divisi in donne e bambini, e uomini, tutti provenienti dalla stessa provincia di Latina.Il 18 febbraio del 1952, l’arrivo a costa venezuelana è di notte, si presenta una veduta notturna di La Guaira con un corollario di luci sparsi sul piedimonte della cordillera, che tutti prendono di buono auspicio ricordando un presepio.Il 19 febraio del 1952 si sbarca a Puerto Cabello, con il conseguente trasporto al campo militare di Trompillo, Guìgue; dove sono rimasti per essere vacinati e nei sette giorni seguenti a scaglioni vengono trasportati, da un autobus dell’epoca, al loro destino Turén. Percorrendo su strada bianca di grauzòn e dover scendere per passare ponti pericolanti, fino a giungere a ciò che si chiamava la Selva de Turén. Nasce a Trompillo la prima bambina, Turena Alibardi.Il trasporto percorre le lunghe strade o si ferma ogni cuatro case, distanti 50 mt. una dall’altra, chiamano tre famiglie alla volta per ocupare altretanti poderi perché il cuarto sarebbe stato occupato poi da famiglie del luogo. Con le chiavi in mano prendono possesso di ciò che c’è dentro la casa: letto e masserizie corrispondenti alle persone, spesa per tre giorni, cucina, ecc., e una superficie per lavorare che oscillava tra i 30 e 40 ettari per famiglia, e posteriormente dati i respettivi titoli di propietà.Al mese fummo dotati di machinaria agricola dopo un corso preparatorio.I pochi connazionali esistenti nel luogo si offrono da interpreti. Così si fano i primi lavori nel mese di aprile–maggio per la semina del mais.Nell’agosto la prima tristezza con la morte di Florinda Babbo, occasionata per una scatola di sardine.Nel centro della Colonia esiste una scuola, gratuita a tutti i bambini; il primo soccorso, dove si esercita il Dr. Scoccia, la chiesa, una secadora di grano e los silos oggi deposito di Asopruat.Si realiza il primo matrimonio tra i giovani di allora Silvio Peressini e Agnese Rossi.La seconda semina fu di caraolas, dove i primi comercianti a comprare i fruti del campo furono il Sr. Navarro, Sr. Juan Suarez, Sr. Esuebio Almado.Arrivò il primo Natale pieno di sole e senza neve.1953 – I connazionali collaborano a scavare l’acquedotto, l’acqua fino allora veniva portata da camion cisterna e deposta in recipienti ad ogni famiglia, secondo il fabbisogno.Si trovano insieme a loro i meccanici Carlotto Fioravanti e Pompeo Murato, che dano i primi soccorsi macanici alla nuova esigenza del machinaria. Gli apassionatti di caccia approfitano un abbondanza eccezionale di selvaggine e si trovano nell’imbarazzo della scelta, a raccontare le appassionate avventure di caccia.1954 – Con la partecipazione dei signori: Cassoni, Angelo, Donello, Sampaolo, Vanini ecc., si apre il Centro Sociale, durato meno di un decenio.I bambini cominciano a fare le prime comunioni e cresime.Il progetto arrivò nella vesti dell’energia elettrica in tutte le case sparse per la campagna. Arrivano a circolare le prime machine, alcune di marca Fiat.Si fonda la prima Associazione di agricultori col nome di Asopruat.Si inaugurano i depositi per cereali Adagrot.1955 – Ritornano in patria le prime famiglie nelle persone di Dino Galletto e Vittorio Rango. Si apre il Cine Nacional per volontà dell’imprenditore Sr. Antonio Maronese. Si fa nel paese la prima costruzione di concreto, dai sri. Palazzolo, dove gestiscono un alimentari.1956–58 – La comunità inaugura la Casa d’Italia il 23/6/56. Ritornano a visitare i parenti in Italia, lasciando i figli a studiare alcuni dei componenti del grupo. Cominciano ad ampliare la zona di lavoro diforestando altre superfici per iniziative propie e non delo Stato. La caduta del Governo implica nuovi titoli del I.A.N. adecuati alla nuova legge della Reforma Agraria.1959–60 – Ritornano in patria un grupo numeroso di famiglie, tra cui: Traverso, Guerriero, Falzago, Dalla Santa, Moris, Batistioli, ecc.1961–62 – Coloro che rimangono si consolidano. Si giocano i primi campionati di football statali, vinti dalla scuadra della Colonia Football Club, per cuattro anni consecutivi, sotto l’allenatore Sante Zenere.1963–76 – Le politiche dei governi permettono ai connazionali di consolidarsi, a tal punto da produrre il 30% della zona, cercando altre vie di lavoro come l’industria alimentare, costruzione, meccanica, ecc. Si costruisce l’hotel Las Vegas. Si graduano i più vecchi della seconda generazione.1977 – Si festeggiano il 25° anniversario, con la presenza della autorità italiane, Ambasciatore, Console Generale, representanti consolari, Ministro Agricultura, Padri Scalabriniani (p. Saute), Gobernador del Estado, Alcalde de Turén, presenza de altre comunità italiane.1978–92 – La comunità partecipa nella formazione del Club Internacional Turén. Si ricordano i 40 anni come coloni. Le famiglie per mezo dei figli ingrandiscono il raggio d’influenza nella mescolanza con le altre comunità. Si realiza il primo ricordo postumo con monumento ai connazionali arrivati a Turén.1993–2000 – Turén ha per la prima volta un Alcalde di origine italiano nella persona di Arturo dell’Onto. Si può ben dire missione compiuta, da coloro che venero nel lontano cinquantadue, a realizare una missione dove creare una nuova coscenza agricola, dove furono artefici importanti, che con la loro volontà e costanza di lunghi anni di sacrificio e lavoro, hanno dato i suoi fruti; oggi è di tutti risaputo che Turén è el Granero de Venezuela.